Luigi Presicce Per incantamento

Allegoria astratta del pittore all'inferno tra le punte gemelle, 2014, performance, 150x200 cm

Fino al 23 maggio sarà visitabile alla Otto Gallery la prima personale bolognese di Luigi Presicce, artista salentino classe 1976 che vive e lavora tra Porto Cesareo e Firenze. Per incantamento riunisce una selezione di scatti fotografici che documentano le tappe più significative della ricerca performativa che dal 2007 affianca il suo lavoro pittorico. Il fulcro dell’opera di Presicce è l’universale dramma dell’uomo che tenta di superare l’angoscia dell’essere al mondo aggrappandosi ad un inafferrabile senso del sacro cercato nei rituali religiosi e nella quotidianità di oggetti e luoghi su cui riversare il proprio bisogno di appartenenza. Mescolando arte e vita in un misticismo contemporaneo che trasforma le performance e i dipinti in azioni magico-rituali, Presicce incarna una possibile via italiana all’arte intesa come rapporto con la sapienza degli antichi e come consapevolezza di essere circondato da millenarie manifestazioni di bellezza. Il suo lavoro ha infatti radici nella cultura contadina e nelle tradizioni popolari del Salento dove sono ambientate molte delle sue performance e nell’arte italiana del Trecento e del Quattrocento, dalle Storie della Vera Croce di Piero Della Francesca e Agnolo Gaddi agli affreschi del convento di San Marco del Beato Angelico, dalla Cappella degli Scrovegni di Giotto alle Storie di San Silvestro di Maso Di Banco. Storia sacra e profana coincidono nell’attualità dell’originario che accantona la razionalità scientifica per un’esperienza totalizzante che diluisce ogni riferimento temporale e geografico. I quadri e i disegni sono visionarie geometrie di impianto metafisico e surreale in cui le immagini diventano proiezioni simboliche di un’illuminazione rinunciando all’idea di rappresentazione solitamente connessa alla pittura. Le performance, concepite come riti segreti per pochi iniziati all’arte, si arricchiscono di elementi mistici come maschere cieche piramidali o dorate, divise sacerdotali o massoniche e oggetti trovati che l’artista da anni raccoglie e custodisce nel suo studio. La coreografia dell’azione, coniugando eleganza ed immediatezza, rivela un impianto pittorico in cui l’immagine prende vita nella densità di un tempo e di uno spazio primordiali. Come il suo conterraneo Carmelo Bene, Presicce traduce l’accadere in forme pure e simboli efficaci tramite i quali le infinite manifestazioni della casualità sembrano trovare provvisorio equilibrio in una realtà parallela che l’artista definisce “realismo fantastico”.

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